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      Altri diceva esser fuggito dalla battaglia, altri comprava dai capi banda della Santa Fede falso accertamento di aver disertate le bandiere della Repubblica, altri otteneva scrivere il nome ne' registri di Baker, o di Tanfano, o del Cristallaro, comprando a ricco prezzo la infamia del non vero tradimento; ed altri nascondeva i segni di onorate ferite, o le copriva del disonore, dicendole prodotte da sventurata lascivia. Lettere false, falsi documenti, testimoni bugiardi, seduzioni, pervertimenti, eran continui; tutte le idee dell'onore volsero indietro; il più saldo legame degli eserciti fu rotto. Non avevano le Giunte guida migliore ai giudizi che i fatti della Repubblica, supponendo traditori al re gl'impiegati da lei, e fedeli i negletti; e poiché quel Governo avea impiegato i valorosi, trascurato i codardi, le virtù militari ebbero castigo, la viltà ebbe premio.
      E poco appresso a questi fatti, messe ad esame le azioni de' generali dell'esercito di Mack, e dei comandanti delle rese fortezze di Gaeta, Pescara e Civitella, il generale Micheroux, battuto a Fermo e tornato indietro lasciando vòta la frontiera, fu assoluto e laudato; i generali Mech e Sassonia partirono da Sicilia pieni di doni; Bourcard, De Gambs, Naselli riassunsero i passati offizi; il tenente colonnello La Combe, timido comandante di Civitella, fu libero di pena e poco appresso alzato a colonnello; il colonnello Prichard ebbe la sorte istessa, ed avanzò a brigadiere; il maresciallo Tschiudy godeva nell'ozio gli stipendi e l'autorità del grado. Eppure cotesti comandanti di fortezze, cagion prima e sola della invasione francese, avevano mancato, oltraché all'arti ed al valore di guerra, al giuramento di guardar quelle mura; e però la codardia, come che vera, non iscusava le colpe.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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