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      Tra le milizie napoletane si numeravano trecento soldati, già uffiziali, colà mandati a riscattare il fallo dell'essersi arruolati alle bandiere della Repubblica partenopea; i quali, sebbene combattessero animosamente e ne portassero i documenti nelle ferite o negli attestati dei loro capi, non bastando al riscatto quel servizio, rimasero al grado, per essi abbietto, di soldato.
      E più, la reggia fu rallegrata perché nacque da Maria Clementina e da Francesco un principe erede al trono, cui si diede il nome dell'avolo, Ferdinando. La principessa, dopo il parto aspettando, come è costume della Real Casa, visita del re, preparò atto benigno che importa descrivere a parte a parte, a memoria e maraviglia dei secoli futuri. È pietosa costumanza della famiglia dei re di Napoli concedere, per la ventura di quei natali, a dimanda della principessa, tre grazie splendide e grandi; ma colei, per meglio accertare il successo e palesare l'ansietà del suo desiderio, strinse le tre grazie in una: per la misera Sanfelice, la quale, giorni avanti sgravatasi di un bambino, stava tuttora in carcere aspettando che le tornassero le forze per tollerare il viaggio da Palermo a Napoli, dove la condanna di morte si eseguiva. Un foglio contenente la supplica di lei e le preghiere della principessa fu posto tra le fasce dell'infante, così che il re lo vedesse; e diffatti quando egli andò a visitar la nuora, ed allegro e ridente tenea su le braccia il bambino, lodandone la beltà e la robustezza, vidde il foglio e dimandò che fosse. - È grazia, disse la nuora, che io chiedo; ed una sola grazia, non tre, tanto desidero di ottenerla dal cuor benigno di Vostra Maestà. - Ed egli, sorridendo sempre: - Per chi pregate?


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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