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      Allora la repubblica mutò in signoria, e senza i freni che pure il secolo conosceva; sicché novello trono, ereditario ed assoluto, quasi uguale (non ancora nei frutti, ma nei germi) a quello che il popolo sotto immense rovine aveva sepolto, oggi il popolo stesso, vago, leggero, innalzò ed obbediva; compiendo nel giro di pochi anni ciò ch'è vicenda di secoli per altre genti. Alla incoronazione in Parigi del nuovo imperatore andò invitato il pontefice Pio VII, con pompa degna del grado e della cerimonia; biasimato dagl'insipienti, laudato dai dotti della politica romana, perciocché la consecrazione e legittimazione dell'Impero dalla mano della Chiesa ricordava i tempi della maggiore potenza papale; e scemava la sovranità del popolo, e la pienezza delle ragioni del principe eletto. Fu dunque un atto nocevole a Buonaparte, e il primo che lo respingesse a quella antichità che dovea distruggerlo. Ma pure il popolo applaudiva, contento sotto braccio tanto forte di far sicuri gli interessi nuovi, minacciati sino allora e cadenti. I re stranieri sconoscevano il nome, il grado, la legittimità dell'impero.
      XXVI. Quegli avvenimenti di Francia rinforzavano il sospetto che se l'età allora allora finita era stata distruggitrice delle cose antiche, l'età vegnente rialzerebbe le troppe rovine. Anche i monarchi, bramosi di riparare, quanto il potere giungesse, a quelle operate da loro stessi, tentarono ravvivare la Compagnia di Gesù, che aveva in ogni luogo membri e seguaci. Sino dagli ultimi anni del secolo XVIII molti devoti si univano in Roma nell'oratorio detto del Caravita, e, seguendo le regole di sant'Ignazio, si chiamarono "Compagnia della Fede di Gesù". Un settario tra loro, Niccola Paccanari, tirolese, giovane audace, raggiunse in Siena il pontefice prigioniero Pio VI, ed ottenne l'assentimento alla società del Caravita, ed il carico di andare in Dillinghen nella Germania, a concertare con altra società, "del Cuor di Gesù" i mezzi di spandersi nell'Europa per accendere le coscienze alle regole del Loiola, e spianare il cammino al ritorno de' Gesuiti.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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