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      La giurisprudenza non era una scienza: ogni lite, comunque assurda, trovava sostegno in qualche dottrina; ed il maggior talento e la fortuna de' giureconsulti consisteva nelle astutezze legali; si che ancora oggi sono in fama il Mazzaccara e 'l Trequattrini, benché il loro acuto e malo ingegno fiorisse nel mezzo della passata età. Al considerare il corpo delle leggi essere l'opera di venti secoli, e quanti e quali i legislatori, come varie le costituzioni dello Stato, le occorrenze dei principi, le condizioni de' popoli, ciascuno intende che da codici discordanti non potevano procedere costanti regole di giustizia, né sentimento comune di doveri o diritti.
      Così delle leggi. Erano i magistrati que' medesimi del regno di Carlo; ma regola suprema, non scritta, sempre usata, turbava ed invertiva gli ordini, dava nuovi poteri, o toglieva i già dati, gli scemava o accresceva a piacimento del re. Spesso il favore di questo, o la sola intemperanza d'imperio, aggiungeva nuovi giudici agli ordinari; componeva magistrati novelli; prescriveva nuove forme, nuovi processi; donde i nomi di "ministri aggiunti" e di "rimedi straordinari", sì conti nella storia della curia napoletana. Da questi giudici, da quelle leggi discendevano giudizi lunghi, intricati e così lenti, che nella causa tra... e... contesero sessantasette anni per conoscere solamente il magistrato cui spettava il giudizio. Né mai sentenza aveva effetto sicuro, potendo distruggerla il ricorso per nullità o ad appello, e le astuzie forensi (che pur dicevano rimedi legali), e più spesso la volontà regia, quasi legge sopra le leggi, che sospendeva il corso di alcune di esse, lo accelerava di altre, aboliva le antiche, e novelle ne creava.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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