Pagina (485/963)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      III. Rappresenterò della finanza il peso e gli effetti sulla ricchezza pubblica. Erano dazi tra i principali: il testatico, chiamato di "once a fuoco", tassato dal fisco per comunità, spartito nelle famiglie per teste: il solo vivere generava tributo; gli arrendamenti, dazi sopra le materie di consumo, in gran parte venduti, volgendo a privato guadagno il benefizio che deriva dal cresciuto numero e più largo vivere del popolo; la prediale, nominata decima, fallacemente ripartita su le volontarie rivelazioni de' possessori, favorendo le terre della Chiesa e lasciando libere le regie e le feudali. Pagavano i baroni le antiche taglie dell'adoa, del rilevio, del cavallo-montato, leggiere e disuguali. Fruttavano al re il demanio regio e, d'esso parte, la dogana di Foggia (della quale dovrò dir tra poco trattando del Tavoliere di Puglia), e molti impieghi venduti, anche di giustizia. Così, sconosciuti il principio delle rendite e l'uguaglianza ne' tributari, molti pesi pubblici, distribuiti a caso e a favore, e senz'ordine riscossi, versavano ogni anno nella cassa regia sedici milioni di ducati.
      La proprietà stava in poche mani, quasi immobile per feudalità, primogeniture, fidecommissi, vincoli della Chiesa e di fondazioni pubbliche; perciò ricchi i monasteri e i vescovadi, ricche le baronie e le commende, povero il resto. Le industrie poche, la natural copia dei prodotti menomata dalla improvvidenza delle leggi e dei reggitori, stabilita l'annona in ogni comunità, l'uscita dei frumenti vietata per ogni lontano sospetto di scarsezza; tutti gli errori di economia pubblica riguardati come sentenze. Le manifatture scarse e rozze, perché poche le macchine, poveri i capitali, pericolose le associazioni, il miglioramento delle arti impossibile.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





Chiesa Foggia Tavoliere Puglia Chiesa