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      Le trincee avanzavano, ed al tempo stesso altre opere si ergevano sopra i due lidi per tener lontane le navi nemiche o le schiere che sbarcar volessero dietro al campo; per lo che i Francesi, assalitori ed assaliti, sostenevano della doppia guerra gli onori e le fatiche. Più volte le navi siciliane ed inglesi, venute a battaglia, furono con onta e danno respinte, combattendo per la parte francese dodici barche napoletane. I baluardi della fortezza tiravano dì e notte; sì che furono numerati in ventiquattro ore duemila colpi, senza apportarci alcun danno.
      Ma dagli assediatori nessun colpo partiva, solamente intesi a stringere la fortezza. Si stava, al finire di giugno, sul fossato, dirigendo le opere a' luoghi dove aprir breccia, che erano due: la cittadella (così chiamata impropriamente una grossa torre), ed il bastione della breccia, che ricorda col nome le offese di altro assedio. Al primo luglio impreso il trasporto delle artiglierie; a' 6 tutte le batterie munite di ottanta cannoni di grosso calibro e mortari; a' 7, spuntando il giorno, dato il segno, scoppiarono ad un punto i preparati fuochi, romor terribile dopo lungo silenzio agli assediati, che recandosi a' bastioni risposero con maggior numero di offese, avendo artiglierie più abbondanti. In dieci giorni di continuo percuotere erano fatte alla cittadella le brecce, abbisognandone due per uno ingresso; ma la breccia al bastione, di più saldi muri, non era compiuta, e perciò aggiugnendo altri cannoni si speravano ambe le entrate, per la sera del 19, aperte e facili.
      XXII. Benché gli assalti fossero preparati per la mattina del 20, i Francesi, a' primi albori del 18, formate le schiere a colonna, simularono quel moto che nel campo suol precedere il punto di montare la breccia.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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