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      Laude ad essi ed argomento al mondo della napoletana civiltà.
      XXVI. Il convento della Incoronata in provincia di Avellino, in pena di aver dato rifugio a Fra Diavolo, fu disciolto, piacendo al Governo la onesta occasione di saggiare la opinione comune in un'opera legata alle coscienze, e rallegrandosi all'osservare il plauso de' civili, la indifferenza della plebe, che, già visti altri sfratati nel regno di Ferdinando, e frati giacobini, frati insanguinati ne' rivolgimenti del 99, aveva perduta per essi o scemata l'antica riverenza. Il Governo, preso animo, disciolse gli Ordini numerosi di San Bernardo e San Benedetto, ed aggiugnendo persuasioni al comando, disse nel preambolo della legge che la espulsione de' frati era voluta dal genio del secolo e dalla economia dello Stato: tutti i conventi parevano soggetti ad una sorte.
      Ma non filosofica né politica fu l'idea del Governo, bensì finanziera ed avara; avvegnaché si sciolsero i conventi ricchi per goder delle spoglie; i poveri e i mendicanti, che era di peso il disfarli, duravano; ed assegnando ai già frati tenue stipendio, coloro, sentito l'interesse di tornare alle antiche case, givano destando nel popolo le assopite coscienze. Abbisognava alla politica di quel tempo disfare per intero gli ordini monastici, ridurre ad usi civili gli edifizi e le chiese, dare a quel genere avarissimo larga mercede, e larghe, ma cittadine, speranze. Così la invecchiata pianta periva. Né è già che rinverda, perché, di emula de' troni fatta serva, perirà dimenticata come la feudalità; ma pure il tronco arido, nudo, nuocerà lunga pezza agli ordini della società ed alle dottrine dell'Evangelio.
      Come che imperfetta quell'opera, fu giovevole allo Stato, perocché la finanza tesoreggiò, crebbero i nuovi possidenti, scemò il debito pubblico; si donarono edifizi alla istruzione, alla educazione, alle case di arti e di pietà; si fornirono le chiese, migliorò la condizione de' curati, ampliaronsi le biblioteche e i musei; si provvide agli ospedali ed altre fondazioni di pubblica utilità. I tre conventi di Cava, Montecassino e Montevergine, aboliti come case religiose, serbati come archivi del regno, erano mantenuti dalla finanza, ivi conservandosi i documenti della monarchia e della storia delle Sicilie.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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