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      Ma il colonnello Lowe, timido per sé, vie più discorato da parecchi Napoletani, che, fuggiaschi per delitti o fabbri di congiure, stando in Capri temevano di cader nelle mani della Polizia di Napoli, inalberò bandiera di pace; ed a patti, che si fermarono in quel giorno 18 di ottobre, diede la città, le rocche, i magazzini, tutti gli attrezzi di guerra, e prigioni con sé stesso settecento ottanta soldati inglesi e còrsi, da essere trasportati in Sicilia con giurata fede di non combattere i Napoletani né i Francesi, o gli alleati della Francia per un anno ed un giorno: quei tristi o rei che stavano in Capri ebbero asilo, prima del trattato, sopra i legni inglesi. La città fu consegnata, i prigionieri in due giorni partirono; e fra quel tempo giungevano da Sicilia, ma tardi, altre navi, altre genti, altri mezzi di guerra.
      Capri restò presidiata e meglio fortificata dai Francesi; perciocché il recente assedio avea scoperto molti errori di arte, e l'isola, di nemica divenuta parte del regno, avea mutate le condizioni di guerra. Il Governo donò i tributi di un anno agl'isolani, ma il dono era minore de' guadagni che innanzi facevano a cagione della liberalità degli Inglesi, e delle occasioni di controbando, e delle dissipazioni del denaro pubblico fra le sollecitudini della guerra. Quella impresa per celerità, modo ed effetti accrebbe gloria a Gioacchino.
      VI. Fu seguita da importanti miglioramenti. Rivocato il decreto di Giuseppe che avea messe le Calabrie in istato di guerra, tornarono quelle province sotto al pacifico impero delle leggi; richiamati gli esuli, sprigionati i rei di Stato, e sciolte le vigilanze: tutte crudeltà di polizia estimate insino allora necessarie o prudenti.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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