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      Nella Polonia si combatteva, si facevano trattati di tregua, si volteggiava dalle due parti, si dilungava la guerra, per prudenza comune del Poniatowski e dell'arciduca Ferdinando, quegli manco forte di questo, che era disanimato da' casi di Baviera e di Vienna.
      I descritti fatti di Germania erano raccontati ed amplificati tra noi, aggiungendosi alle solite millanterie degli eserciti la provvidenza del Governo, che attendeva in tutti i modi a raffrenare i Borboniani, inanimire i suoi, frastornare o trattenere la già pronta spedizione anglo-sicula. Ed in quel tempo giunse decreto dell'imperator Napoleone, da Vienna, col quale spogliava il papa delle temporali potestà, univa gli Stati pontifici alla Francia, dichiarava la città di Roma libera, imperiale; provvedeva al mantenimento, non largo né scarso, del pontefice, rimasto capo del sacerdozio. Il carico di mutazioni sì grandi era dato al re Gioacchino: una giunta, di cui parte il general francese Miollis e 'l ministro di Napoli Saliceti, adunata in Roma, diede principio al cambiamento; il papa si chiuse ed afforzò nel Quirinale, il popolo di Roma pareva che godesse di quelle novità, perché i rattristati dissimulavano la mestizia. Poscia il pontefice scrisse e pubblicò la bolla di scomunica contro l'autore e i ministri dello spoglio: e intanto, benché il papato fusse ancora in credito presso de' popoli, la scomunica non offendeva; lo spoglio giovava agli Stati nuovi col dimostrarsi tenaci al proponimento di civiltà, e spregiatori di ogni odio che nascesse da plebea ignoranza. Dipoi quell'uso di ragionevole potenza trascorse in abborrita tirannide, per la miserevole prigionia del pontefice, iniqua per anco in politica, perché stolta.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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