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      Come la coscrizione per l'esercito, fu l'ascrizione per l'armata; si providde con tre leggi alla guerra marittima, alle amministrazioni, alle costruzioni, e per queste ultime si presero i modelli francesi, non forse perfetti, e capaci di miglioramento, ma era divieto di Buonaparte il variare, benché migliorando, le costruzioni dei legni di guerra, perocché anteponeva, e saggiamente, ad ogni altra cosa la uniformità nel cammino, nella manovra e nel combattere.
      XIX. Fu regolata l'amministrazione delle comunità, soggettandola troppo a' ministri del re. Era in vero sì rilassata ne' passati tempi, che a reggerla si voleva freno di leggi e braccio di governo; ma faceva spavento l'uso del potere perché temevasi che trascorresse in abuso, e trascorse.
      Proseguendo le provvidenze della Commissione feudale, si preparò la ripartizione fra' cittadini dei beni de' feudi.
      Fu curata la istruzione pubblica, nuove cattedre aggiunte alle antiche, ed eretti licei e scuole, decretate da Giuseppe. Ed anzi tanto in meglio furono variate quelle leggi, che la pubblica istruzione del regno debbe credersi opera di Gioacchino più che di altro re. Ai vescovi si vietò di stampare, e in ogni modo di pubblicare editti e pastorali senza permissione del re: dura dipendenza a chi, libero sino allora, usava imporre ceppi alle altrui libertà.
      Si sciolsero tutti gli Ordini monastici possidenti (ducentotredici conventi di frati e monache), si lasciarono i cercanti: durava il genio e l'avarizia finanziera.
      Ma fra tanti ordinamenti non si fece motto dello Statuto di Baiona, benché patto di sovranità. Gioacchino abborrendo per fino le immagini delle nazionali rappresentanze, e non richiedendone l'adempimento i Napoletani, sebben queruli, proclivi a' tumulti ed agl'impeti delle rivoluzioni più che al tardo e sicuro procedere di politico miglioramento.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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