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      In un bosco presso a Cosenza fu sorpreso uomo canuto per vecchiezza, che ad altro uomo, giovine a vedersi, magro per fame ed armato, dava poco vitto; era questo un brigante fuggitivo, e quegli il padre. Arrestati entrambo e dannati a morte, furono giustiziati nella piazza di Cosenza; e per dare alla pietà del vecchio il maggiore supplizio, si fece morir secondo, ed assistente alla morte del figlio.
      Nel bosco di San Biase nacque di donna che fuggiva col marito brigante, un bambino; e perché intoppo al fuggire, e con gl'innocenti vagiti denunziatore del luogo che nascondeva i genitori, la madre portandolo di notte nella città di Nicastro destò un'amica, le consegnò piangendo il figliuolo, e tornò al bosco. Ne' dì seguenti saputo il fatto, il generale Manhès prese del bambino provvida cura, ma la pietosa nutrice fu per castigo uccisa. E qui mi arresto, ché l'animo non basta a narrare altri fatti i quali certificarono delle orribili minacce del generale essere l'adempimento certo, inflessibile, maggiore.
      XXVIII. Lo spavento in tutti gli ordini del popolo fu grande, e tale che sembravano sciolti i legami più teneri di natura, più stretti di società; parenti e amici dagli amici e parenti denunziati, perseguiti, uccisi; gli uomini ridotti come nel tremuoto, nel naufragio, nella peste, solleciti di sé medesimi, non curanti del resto dell'umanità. Per le quali opere ed esempi viepiù cadendo i costumi del popolo, le susseguenti ribellioni, le sventure pubbliche, le tirannidi derivavano in gran parte dal come nel regno surse, crebbe e fu spento il brigantaggio. Questa ultima violenza non fu durevole: tutti i Calabresi, perseguitati o persecutori, agirono disperatamente; e poiché i briganti erano degli altri di gran lunga minori, e spicciolati traditi, sostenitori d'iniqua causa, furono oppressi.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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