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      Fra' quali provvedimenti furono i pedaggi aboliti; il decreto che i feudi devoluti al fisco non mai più si dessero a vendita o dono con le condizioni feudali; il mero e misto imperio ristretto; la divisione delle terre soggette a servitù d'uso. Ma il Governo non aveva in quel tempo né mente, né animo, né potenza per abbattere sino al piede quel superbo edifizio; e però inchinando quando a' bisogni, quando al favore, rivendeva le terre, non più invero con la qualità di feudo, ma con diritti tali a' compratori, e tali servitù de' popoli, che la feudalità vi stava impressa; la stessa giurisdizione fu talvolta, ne' contratti novelli, concessa o patteggiata. Ed indi a poco, per le rivoluzioni di Francia, sopraggiunto il sospetto, parve pericolo abbassare i nobili, rialzare il popolo; incolpando a quella istessa filosofia che percuoteva la feudalità, la caduta de' troni. Si arrestarono quindi le operazioni del Governo, e la macchina feudale fu vicina a ricomporsi.
      XXXV. Innanzi di rammentare i provvedimenti di Giuseppe, e narrar quelli di Gioacchino, tre gravi obbietti trattengono ancora un poco sulla considerazione del passato me ed il lettore. Qual fu la nobiltà tra le vicende de' feudi? E quale il popolo? Che rimaneva delle cose feudali nel 1806?
      La nobiltà naturale e più antica viene dall'armi e dal consiglio; ché gran titolo alla chiarezza ed al rispetto pubblico debb'essere lo spender la vita in difesa della patria, o mantenerne la grandezza col senno e con le opere della mente. La società corrotta aggiunse altre origini alla nobiltà; ma se dopo le armi e le magistrature si cercavano titoli alla distinzione, si trovavano meritamente negli scienziati ed artisti, che intanto rimasero, benché notissimi, ignobili.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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