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      I settari, superbi del setteggiare coi monarchi; i dottrinari politici (perturbatori di ogni bene civile), ormai vicini alla desiderata caduta di quell'uomo, oppressore della libertà; la plebe, fra le speranze di novità di Stato. Fu dunque nelle genti germane in quell'anno tanto moto e furore contro la Francia, che alla foga di guerra non bastavano l'armi, e vedevansi fanti stranamente vestiti colle fogge e i colori delle sètte combattere con picca o mazza, e numerosi cavalieri, a modo barbaro, con arco e frecce.
      Stringerò in poco le cose dette. In men di un anno si viddero spezzate le più formali alleanze, sciolti i patti e i giuramenti, tradite le amicizie e le fedi, premiate le ribellioni, qualche rara virtù castigata, niente di santo, di sacro, di rispettato innanzi, mantenuto. E tutto ciò dalla maggiore, prima nel mondo, adunanza di re, per non altri motivi che di dominio e di vendetta; e l'alta disonestà coronata dalla fortuna ed applaudita dalle opinioni. Un grande esempio diviene principio e genio del secolo, al quale esempio, dopo il successo, si dà nome di virtù; lo ammira il mondo, diviene persuasione nelle menti comuni, e sino a che per uso e disinganno non cade, si fa cagione o pretesto alle novità di Stato. Così la congerie dei fatti obbrobriosi che ho narrato si chiamò amore d'indipendenza, ed ogni mancamento pubblico o privato, carità e zelo di patria. Noi vedremo nel progresso di queste Istorie come quella indipendenza legavasi alla legittimità, come dall'innesto derivava la voglia nei popoli e il bisogno delle moderne Costituzioni, e come opprimere sforzatamente le Costituzioni e la indipendenza è trionfo fallace, notevole ai popoli ed ai re. Imperciocché la forza, se impiegata per giustizie vere o credute dai popoli, conserva i Governi: ma li distrugge se adoprasi per credute o vere ingiustizie.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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