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      Il Taro, combattendo, fu valicato; quattrocento dei nostri morti o feriti; altretanti de' contrari e cinquecento prigioni. Il generale Gobert, austriaco, guidando schiere tedesche, lentamente operò sul fianco destro del nemico, sì che questi poté ritirarsi, ed il re, in argomento di zelo, ne fece pubblica lamentanza. Il generale Maucune, reggitore della contraria parte, ordinatamente si raccolse al cadere del giorno in San Donnino, e nella notte a Firenzuola. I Napoletani pernottarono sul campo, ed alla prima luce del vegnente giorno traversarono San Donnino, vuoto di guardie, procederono a Firenzuola, scontrarono il nemico e lo spinsero con poca guerra oltre la Nura, e sol dalla notte, non dal fortificato convento di San Lazzaro, furono trattenuti. L'indomani, dopo caldo ma breve combattimento, quel posto e quel campo furono presi, il nimico riparò in Piacenza; noi al di fuori disegnavamo i modi di espugnar la città.
      LXVI. E si era appena al meriggio del 15 aprile del 1814, quando un foglio del generale Bellegarde, riportando la presa di Parigi, annunziava sospesa in Italia la guerra, ed aperte le conferenze di pace col viceré. Al tempo stesso, per la via di Piacenza, non più chiusa, giunse messaggero un uffiziale di Francia, e tutte riferì le infelici sorti dell'Impero, le sventure dell'armi, il tradimento di alcuni capi, la fellonia di un ministro, la macchinazione di alcuni più conti e più ambiziosi fra i liberali, gli atti e 'l decreto del Senato, la fuga di Giuseppe Buonaparte, le capitolazioni di Parigi, l'abdicazione dell'imperatore, il ritorno dei Borboni al trono, e quel tumulto di consentimenti e di adulazioni che in Francia (vergogna ed ostacolo alla vera grandezza di un popolo), più che altrove, subitamente si manifesta a pro del potere e della fortuna.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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