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      Furono perciò confermati i sistemi finanzieri del decennio, la legge delle patenti abolita: la quale gravezza risguardando le industrie, i mestieri, le arti, una gran massa di ricchezza e rendite sfuggì dalla finanza pubblica, e ne fu cagione l'ignoranza delle dottrine economiche ed i vecchi usi ed errori del ministro.
      Si restituirono agli usciti, poi rimpatriati con Ferdinando, i loro beni, ancorché nel Decennio venduti, e l'erario richiamò i doni di Giuseppe e Gioacchino; le quali forzate restituzioni produssero scontento a molti, e talvolta vitupero al Governo. Erano fra i donatori gli orfani figli del marchese Palmieri, giustiziato nel 1807 qual cospiratore contro Giuseppe a pro di Ferdinando; le spese del giudizio furono grandi, i figliuoli, miseramente eredi, dovevano pagarle, ma Gioacchino le donò al pianto supplichevole della vedova. Ora la nuova finanza richiedeva quel dono; e colei, pregati senza frutto i ministri, si portò sicura di grazia alla reggia, non più abitata dai re traditi, ma dall'altro che fu cagione del tradimento. Pur le sue lacrime tornarono vane, e l'afflitta famiglia pagò il capestro del padre.
      VII. Sopra rendite inscritte si vendevano i beni dello Stato, si francavano i censi, si alienavano i beni delle fondazioni pubbliche; ed in tanti modi ricercate quelle rendite, e salite in maggior pregio, la finanza, creando nuove cedole, accumulò ricche somme. Ma il debito dello Stato cresceva; era di ducati ottocentomila al cader di Murat, fu indi a poco doppiato. E maggior pericolo derivava da quegli artifizi, perché tutte le fondazioni di universale giovamento, monti di pietà, ospedali, case di arti, di scienze, di educazione, perderono il patrimonio de' loro beni, spacciati dal Governo e mutati in rendite sul Gran libro dello Stato.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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