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      E perciò tutti i mezzi di civiltà trovandosi legati alle sorti della finanza, un imperioso bisogno, una spietata conquista, il cuore empio di un re poteva, negando o sospendendo quegl'impegni, respingere sino alla miseria tutta la napoletana società.
      Tra le compre de' su detti beni, una che ne fece un ministro diede onta a lui, discredito al Governo, e ragion vuole che io qui la narri; ché a figurare il quinquennio (disegno con questo nome dalla sua durata il tempo del quale scrivo; come ho chiamato decennio i due regni uniti della stirpe Napoleonica) si richieggono molti fatti, ognuno de' quali sembrerebbe non degno di ricordanza. Non aspetti il lettore le consuete cause delle rivoluzioni, tirannide attiva, decaduta finanza, depredate proprietà, vite spente o minacciate; ma più falli che colpe, leggiere insidie, odi oscuri, rivoli quasi inosservati per cinque anni del politico torrente che inondò il regno nell'anno 20. È grave lo scrivere, tedioso il leggere di particolarità e di persone; ma sarà frutto della comune fatica la spiegazione di un fenomeno forse nuovo nel mondo. Fu visto emergere la rivoluzione dal seno di monarchia moderata, ricca finanza, quasi non macchiata giustizia civile; fu visto abbattere un reggimento che pure aveva partigiani ed amici, ed altro formarsene che di molti offendeva le opinioni e l'interesse; e quella novità, non appena mossa da pochi, seguita dai più, da tutti applaudita. Paradossi che diligente istoria spiegherà, descrivendo i vizi di ogni parte dello Stato, e dando nome al morbo che lo spense.
      Si vendeva la ricca dote dell'Accademia reale, assegnata da' due ultimi re per sostegno delle scienze e degli scienziati, e n'era tenue l'affitto, come addiviene de' beni pubblici.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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