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      Si scambiarono le veci, non mutarono le cose, vi furono fazioni, favori, oltraggi, scandalo, irritamento.
      Tal era il Consiglio; discorriamone le opere. Radunarono in Salerno i resti dell'esercito di Murat; tutte le milizie venute di Sicilia furono guardie Reali, Dipoi composero alcuni reggimenti mescolando soldati ed uffiziali delle due parti, ma dando a quelli del decennio stipendio più scarso, a quelli di Sicilia più largo; i generali rimpatriati col re furono promossi di uno o due gradi; fu decretato che, a grado eguale, nel 23 maggio 1815 (giorno della restaurazione borbonica) gli uffiziali dell'esercito siciliano si preferissero ai napoletani, qualunque fosse l'anzianità de' servigi; né ancora satollo di favori, il re alle posteriori promozioni dei favoriti da lui pose l'antidata del 23 maggio a fine di aggiungere al maggiore grado il benefizio della preferenza. Negli eserciti l'anzianità è verità materiale, immutabile come il tempo; può l'affetto o la intemperanza de' potenti cumulare gradi a gradi, ma non far più lenti gli anni dell'uno, più celeri quelli dell'altro.
      Dell'Ordine cavalleresco delle Due Sicilie, mantenuto per trattati e promesse, furono cangiati colori, stemma, epigrafe, e così trasformato, nemmeno piacque al Governo; il corpo di marina dové nasconderlo; degli altri uffiziali dell'esercito, i timidi lo deposero, gli animosi erano malvisti; nei circoli di Corte bisognava celare quei fregi allo sguardo del re, o soffrirlo austero; nel nuovo scudo della monarchia quell'Ordine non aveva segno. Le due parti dell'esercito erano dunque separate più che non mai, e ne derivava debolezza allo Stato, onta al Supremo Consiglio, pericolo al Governo.
      Si rinnovarono le ordinanze militari, e tutto essendo nuovo, fu generale la inesperienza e 'l fastidio.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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