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      Indi a poco que' tre soscrittori del foglio, ed altri due, tra' primi del Parlamento, furono la notte arrestati; e, senza difesa o giudizio, chiusi nella prigione di Favignana e Pantelleria, isole infami, destinate al supplizio de' malfattori. Erano i principi Belmonte, Iaci, Castelnuovo, Villafranca e il duca d'Angiò. La scontentezza fu grande, universale; e non calmò che alla Costituzione dell'anno dodicesimo; per la quale essendo il re spogliato del regio potere, il figlio vicario, e la regina esule o profuga, i cinque prigionieri, tornati liberi, ebbero potenza eguale alla fama ed al favore del popolo; e i ministri, i consiglieri, i confidenti del re, poco innanzi persecutori, furono perseguiti e scacciati.
      Risursero più potenti nell'anno quindici; e allora, per brama di vendetta sulla Sicilia, per cupidigia di assoluto comando, ed animo da ministri, a gara concitavano il re, per sé proclive al più libero impero, di abbattere la Costituzione siciliana dell'anno dodicesimo; e facendo intoppo la guaranzia datale dall'Inghilterra, usarono gli inganni. Dissero al Governo inglese che la Sicilia, scontenta del suo stato politico, domandava nuove leggi, arrecando per prova gl'indirizzi di alcune comunità, procurati o scambiati di senso, o falsati. Sir William Accourt ministro d'Inghilterra, confidente del re, amico del cavalier Medici, malevolo, scaltro, avvalorò quelle frodi; e la Gran Brettagna, ingannata ed ingannatrice, abbandonò la Sicilia. Le quali pratiche si tramarono per molti mesi copertamente; e lo statuto che trasmutava in I Ferdinando IV, fermato sin dal congresso di Vienna, fu promulgato non prima del dicembre dell'anno sedicesimo. Alfine il Governo, avuto il consentimento del ministro inglese, forte dell'esercito tedesco e napoletano, cessò di infingersi: e pubblicando le leggi che ho riportate, soprausò il potere, appagò le passioni senza ritegno.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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