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      Discorriamone gli effetti. Spiacque a' sapienti per quel che ho detto, ed a' lividi cattolici perché credettero fuggito il momento nel quale la romana Curia poteva risalire all'altezza dei tempi di Gregorio VII. Furono riaperti... conventi; i già religiosi, gustata per molti anni la vita libera, repugnavano di tornare alle regole conventuali, ma li costringeva fanatismo di pochi ed autorità del Governo. Ed il popolo, ridendo di quelle fogge ormai viete, rammentava (a vederli camuffati ed austeri) le poco innanzi esercitate disonestà. Numerose missioni uscirono da' nuovi conventi, con effetto contrario alle speranze, perciocché non ascoltate o derise tornavano.
      Un guardiano de' frati notò di censura un capitano delle milizie civili, franco e licenzioso nelle pratiche di religione, onesto nelle civili; e poiché non mutò vita ed anche indarno gli fu interdetta la comunione de' fedeli, quel frate, messo a bruno l'altare, in giorno festivo, a voce altissima, pronunziò l'anatema. Sia che il capitano avesse amici nel popolo, sia che il tempo degli anatemi fosse passato, i popolani, a tumulto, minacciarono il guardiano, e l'uccidevano se il capitano istesso, pregando e minacciando la plebe, nol difendeva. Quegli fu padre Ambrogio di Altavilla, traslocato, in pena di quello scandalo, ad altro convento; il capitano, Salati, rimasto in impiego e lodato della generosa difesa; il paese, Gioi nel Cilento; l'anno, 1819.
      Finalmente (né altro dirò, perché molte carte riempirei se tutti narrar volessi i mali effetti del Concordato) il giuramento de' vescovi eccitando sospetti che le cose religiosamente confessate fossero rivelate al Governo, i settari, i liberali, i nemici de' potenti e i potenti trasandavano la confessione, a detrimento de' principi e degl'interessi de' due sovrani che si concordarono.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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