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      Ho riferito altrove come il principe di Canosa salito a ministro di Polizia, collegandosi ai calderari, tessendo inganni a' carbonari, concitando infiniti misfatti, alfin cadde; ed allora la Carboneria, peggiorando, divenne da pacifica sanguinaria, da speculativa operatrice, e misurate le sue forze, trovate grandi, non più intenta a difendersi, ella offendeva, e delitti nefandi nelle sue adunanze concertava. Opere malvage volevano malvagi operatori; e per ciò, e per usurparli alla fazione contraria, si accoglievano i più ribaldi. La sceleratezza fu titolo agl'iniziati; e cosi tralignata la setta, passò dalle pubbliche passioni alle private, e per odi, sdegni, vendette, sparse molto sangue di pessimi e d'innocenti.
      Il Governo sperava di reprimere l'audacia dei carbonari, castigandoli severamente de' commessi misfatti; ma (già troppo valida la Carboneria) tacevano gli offesi, mancavano gli accusatori, mentivano i testimoni, si arrendevano i giudici; ora i mezzi declinavano, ora la volontà di punire; divenne continua la impunità. E, ciò visto, si scrissero settari tutti i colpevoli, e coloro che volgevano in mente alcun delitto; le prigioni si trasformarono in "vendite"; i calderari, mutata veste, aspirarono all'onore dell'opposta setta: tutti, cui nequizia e mala coscienza agitavano, furono carbonari.
      L. Tale era la Carboneria nell'anno 18, nel qual tempo l'esercito, diviso per interessi e per genio, malamente composto, peggio disciplinato, era materia convenevole a quella setta: e subito ella si apprese a' minori; però che de' generali nessuno o un solo era settario; degli uffiziali superiori pochi; della milizia civile, uffiziali e soldati (giovani e possidenti), tutti. Né il clero fu libero dal contagio.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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