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      La religione dechinava, da che la filosofia, avendo attenuate alcune credenze, e 'l mal costume tutte bandite, restava di lei l'esercizio di pratiche vane, non grate a Dio, inutili alla società; preghiere abituali cento volte al giorno ripetute; moto di labbro, non di cuore; limosine tenui, non a benignità, ma per usi o pompa, né con incomodo, ma dal soperchio; confessioni per vuotar la coscienza e rinsaccarla di colpe, atti di penitenza, non pentimento; e in somma superstizioni, o (peggio) ipocrisie ed inganni. Questa era la religione del popolo e del re.
      Perciò, al cominciare dell'anno 19, la Carboneria si componeva d'uomini arrischiati ed operosi, atti a sconvolgere lo Stato più che a comporre ordini nuovi; ma sul finire dell'anno, molti altri ne introdusse assennati e potenti, che, fatti accorti dalla vastità della setta, ovvero audaci dalle fiacchezze del Governo, speravano, essendo settari, far sicure le proprie facoltà, o acquistare potenza nello Stato nuovo: e così la Carboneria, tanto numerosa, oggi, acquistando peso di consigli e richezze, si fece maggiore del Governo. Io nei cinque anni chiedeva a me medecimo donde nascesse la infingardia di chi reggeva lo Stato. - forse ignavia? io diceva: è timidezza? è politica necessità? -Ma poi conobbi essere quelle le regole del governare, chiamate sapienti nell'antico, cioè far poco per le opinioni, disapprovare, tollerare, cedere, spingere; e, raggirando, renderle usate e spregievoli: senno di ministri vecchi per età e per dottrine. Ma i tempi erano mutati: la Carboneria nel XVIII secolo rimaneva setta, perché incontrava in ostacolo i resti della feudalità e del papismo; era più che setta nel XIX, aiutata dal genio e dalle passioni del tempo; si pensava sotto Carlo colla mente de' governanti, si pensa sotto Ferdinando colla propria mente: allora il popolo camminava per impulsi altrui, oggi si muove per impeto proprio.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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