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      Né macchia l'adombrava, perciocché non erasi versata stilla di sangue, né commesse offese, né l'ordine delle cose perturbato: i negozi pubblici e privati eransi trattati come in tempi di pace; il fôro, la borsa, il banco, il corso, il teatro erano stati aperti alle faccende ed ai piaceri: i padri, i figliuoli dei giustiziati nel 99, quasi scordando le patite ingiurie, il versato sangue, il sentito dolore, partecipavano alle lodi del re, superbi nel pensiero che la presente libertà fusse effetto dell'antico martirio. Non era inteso dalla plebe, come innanzi ho detto, il significato politico della parola "costituzione"; ma per accidental simiglianza di suono, il grossolano intelletto del popolo si scostava poco dal vero: nella gioia pubblica che ho descritto, un di coloro chiamati "làzzari" richiese ad altro della stessa classe, creduto di maggior senno, che mai significasse la voce festosa di "costituzione"; e questi: - Sei solo a non saperlo! vuol dire la "cauzione" che il re dà a noi. - La parola "cauzione", usatissima nei dieci anni del dominio francese, era intesa dal volgo.
      VII. Furono ministri il conte Zurlo, il conte Ricciardi, il duca di Campochiaro, il general Carascosa, il cavaliere Macedonio; in parte gli stessi designati dal re fra le sollecitudini della rivoluzione, in parte mutati per voler del campo di Monteforte. Concordavano per cagioni diverse le scelte del re e dei novatori: il re, credendo la rivoluzione opera dei murattiani, e volendo evitar le scosse e i pericoli, sceglieva tra loro i ministri: e gli altri, sino allora ultimi della società, non trovando in sé stessi la fama e 'l merito dei primi impieghi, si volgevano ai nomi antichi, murattiani, non borbonici; perché la monarchia di Murat era meno nemica di libertà che nol fosse stata in ogni tempo la monarchia dei Borboni.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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