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      In quei giorni morì di febbre il general Napoletani, compagno del general Pepe nei fatti di Monteforte. Nel 1799 prete, confessore, curato, cacciato in esilio, quindi soldato degli eserciti francesi, salì per valorosi servigi sino al grado di capo squadrone; e, regnando Gioacchino, a colonnello e generale. Nel corso delle sue milizie fu due volte marito e padre avventurato di numerosa famiglia: per essere conservato sotto il regno del divoto Ferdinando, andò a Roma, nel 1815, a comprare la remissione de' suoi falli, ed indi appresso restò legittimamente generale, padre, marito.
      Ed in quei giorni medesimi l'eccessivo calore dell'estate (28° del Réaumur), o malizia, o caso fu cagione che incendiassero la foresta di Terracina, i boschi di Monticelli, San Magno e Lenola; per uno spazio di quattordici miglia lungo, variamente largo. Più celere il foco nelle sommità, più lento nelle selvose pendici di Lenola e Falvaterra, durò sei giorni e sette notti; né si spense che per mancanza di alimento sopra il nudo monte di Sant'Andrea. Visitati i luoghi, osservando circondato da cumuli di cenere dove un arbore intatto e dove un tugurio, i popoli ammiratori ebbero sacri quei casuali resti dell'incendio, vi piantarono le croci, vi appesero i voti.
      Era libera la stampa; e della libertà nei primi giorni si fe' uso scempiato e maligno. Ma presto la ignoranza sfogata, la mediocrità inaridita, la malvagità dispregiata, ciò che liberamente si scrisse fu sapiente e civile.
      La Carboneria si aggrandiva, perocché tutti vi aspiravano per timore o ambizione; e tutti la meretrice accoglieva per far guadagno di denaro e di numero. Ogni magistratura, ogni reggimento della milizia aveva la sua "vendita": i capi, chiedenti o richiesti, vi si ascrivevano; ed ivi perché nuovi, erano minori degli infimi.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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