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      Il Parlamento, dichiarando il proprio re prigione di altri re, la sua libertà in paese straniero violentata, e forzato lo scritto, decretò la guerra. Queste dichiarazioni, non vere, non credute, si fingevano per evitare la taccia e 'l pericolo di ribelli. Un drappello di deputati presentò, con indirizzo, quel voto al reggente, che aderì; e quindi la guerra, per grido e per legge, fu promulgata. Animosa sentenza, che invaghì la maggior parte dei cittadini, per fino i più schivi e i più timidi. Il general Pepe ne fu lieto come di certo trionfo; ne furono lieti coloro ch'erano in maggior rischio, i settari; e, per tanto giubilo, quasi mutata in virtù la temerità del picciol popolo, che allegro affronta gli eserciti dell'Europa; sembravano magnifiche le stesse avversità, le stesse rovine. Gli ambasciatori stranieri, gli osservatori della rivoluzione, gli uomini più sapienti crederono a quella ebbrezza. Il principe di Salerno, figlio del re, dimandò di servire nella guerra; e dimandarono lo stesso cimento il duca d'Ascoli, vecchio amico del re, il giovine Partanna, figliuolo della moglie del re, un Niscemi, figlio del principe che stava col re in Laybach: e poi della Casa e della Corte i nomi più cari al monarca, più devoti della monarchia. Gli offerti servigi di ognuno furono accolti e graditi.
      Ma importa discorrere qual fosse lo stato del regno in quel giorno di sicura guerra. Le speranze della rivoluzione mancate o cadenti, i rivoluzionari delusi, la fiducia pubblica spenta, il popolo ricreduto, la Carboneria tralignata, tradita da' suoi, menata dagli astuti servi del potere; il re contrario e fattosi guida alle squadre nemiche; il reggente, figlio, suddito, confidente del padre, capo dell'esercito napoletano; di questo esercito i generali svogliati, gli uffiziali disobbedienti, la soldatesca ribalda; povera la finanza, gli imprestiti esterni mancati, gl'interni lenti, difficili; grande il terrore delle armi nemiche, grandissimo delle vendette del re; sospetti scambievoli nell'esercito e nella nazione.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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