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      I Utr. Sic. rex Don. D. D. ann. 1821 ob pristinum imperii decus, ope ejus prcestantissima, recuperatum". Pur dicevasi, ed era vero, e non sembri indegno di questa istoria il raccontarlo, che in tanto pubblico lutto seco traeva da Laybach alcuni orsi grossissimi, donati dall'imperator di Moscovia, e graditi per migliorare (ei lo affermava) la specie d'orsi che ne' boschi di Abruzzo vive poco feconda e tapina. Si annunziava il ritorno del principe di Canosa; altri tristissimi e diffamati per le atrocità del 99 uscivano fieri e superbi; comparve nuova coccarda coll'impresa de' Borboni, e col motto inscritto: "Viva l'assoluto potere di Ferdinando I".
      XXXV. Così grande, così giusto era il pubblico dolore, quando il 17 di marzo giunsero in Napoli le nuove della rivoluzione del Piemonte. Soli a saperle furono la Polizia ed il reggente, che, cauti, le nascosero sino al dì 21, allorché le forze stavano in mano ai Tedeschi ed era fermata la occupazione della città, sciolto il Parlamento, l'esercito disperso. Quel gran successo, che poco innanzi era salute del regno, si volse in motivo di cordoglio, considerando di quanta mole furono gli assalti di Rieti. Ché se nuove apprensioni del nemico per il Piemonte e per la Italia si aggiungevano alle presenti perplessità per la guerra, creduta immensa, di Napoli, quanto docile sarebbe stato l'orecchio alle offerte di pace, e quanto rattenuto il disdegno del re! Vero è che allora, rianimata ed accesa la parte dissennata del popolo, sarebbe tornata all'antica baldanza, o forse prevalevano la costanza del Ministero e la gravità del caso. Ma piacque a' cieli disporre gli avvenimenti così, che le speranze di un regno e di più regni, per inetti consigli, per fallo di poche ore, per accidenti di fortuna precipitassero.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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