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      Né dopo queste stragi cessava il foco; per lo che nella città erano grandi le agitazioni, ed imminente il pericolo di popolari tumulti, che impedì la stessa in quei fatti offesa Guardia urbana, sempre e sola degna di lode, perché instancabile alle fatiche, e senza macchia d'infedeltà. La Guardia reale dei commessi misfatti restò impunita nel Governo costituzionale, perché mancò il tempo al giudizio, ebbe lodi e guiderdone dal governo assoluto di Ferdinando, usato a premiare i delitti che gli giovano o che il dilettano.
      Tristo il presente, era l'avvenire tristissimo. I motori della rivoluzione del 6 luglio, i timidi, gli accorti, preso passaporto per America o Spagna, partirono; altri si nascosero; il reggente die' a tutti aiuto di consigli e di doni. Rivelerà il tempo, e non tardi, s'egli fosse il più buono dei principi o il più astuto. Il Ministero fu licenziato, altri ministri aveva scelto il re con decreto di Firenze. Il Parlamento stava dubbioso, ora si adunava a crocchi, ora disperdevasi, e le sale, poco innanzi sì popolose, stavan deserte. Il deputato Poerio, che all'aspetto delle universali rovine afforzava lo zelo, adunò picciol numero di deputati, ventisei solamente, e nel giorno 19 propose e fece accettare 22 da quella immagine di parlamento l'atto che, ad onore di lui e per memoria degli avvenire, parola a parola trascrivo:
     
      Dopo la pubblicazione del patto sociale del 7 luglio 1820, in virtù del quale Sua Maestà si compiacque di aderire alla Costituzione attuale, il re, per organo del suo augusto figlio, convocò i collegi elettorali. Nominati da essi, noi ricevemmo i nostri mandati giusta la forma prescritta dallo stesso monarca. Noi abbiamo esercitate le nostre funzioni conformemente ai nostri poteri, ai giuramenti del re ed ai nostri.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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