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      Il prestito divenne tassa forzata, motivo a vessazioni, materia e stromento di polizia.
      Altro male sopravenne dall'avere il banco dello Stato fermato i pagamenti, perciocché nelle cresciute strettezze della finanza colla memoria dei passati spogli, sotto ministro non abile, non sicuro, il pubblico ritirando a folla i depositi scuoprì un voto di ducati cinquecentomila, antichissimo e sino allora non avvertito. I fondi pubblici decaddero anch'essi; né per infedeltà o improvvida legge, ma per gli estremi della finanza, il discredito del ministro, il vacillamento di quel nuovo Stato.
      Molti provvedimenti per la milizia e per la guerra ho sparsamente riferiti nel nono libro, perciocché non isfuggivano come gli altri allo sguardo del popolo. Ora dirò delle cose militari quanto si riferisce alle leggi. Trentamila soldati ne' tempi di pace, cinquantaduemila per la guerra componevano l'esercito stipendiato: seguivano le milizie civili, centoquarantamila tra urbani, militi e legionari, dei quali i primi difenderebbero le proprie mura, i secondi la provincia, gli ultimi il regno. Le proporzioni tra fanti, cavalieri, zappatori, artiglieri erano come in esercito bene ordinato e convenienti alle particolari condizioni delle Due Sicilie. La Guardia (parola intesa nei moderni eserciti) era conservata, ma per tal modo che fosse premio a' servigi, sprone alle opere, non mai strumento al dispotismo, non mai pericolo alla libertà: ella, che che se ne pensi da taluni, è conveniente alla natura delle milizie ed al genio di questa età delle distinzioni cupida, purché nascano dall'eguaglianza. Le milizie soldate si facevano per coscrizioni, le civili erano regolate dal senno e dalla sorte: per quelle valevano ancora le antiche leggi, per queste il ministro della Guerra propose una sapiente ordinanza; ma non piacque al general Pepe, che altra men buona ne impose alla Giunta di governo.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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