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      E fatti quattro o cinque starnuti, aprì affettuosamente le braccia e disse a Pinocchio:
      – Tu sei un gran bravo ragazzo! Vieni qua da me e dammi un bacio.
      Pinocchio corse subito, e arrampicandosi come uno scoiattolo su per la barba del burattinaio, andò a posargli un bellissimo bacio sulla punta del naso.
      – Dunque la grazia è fatta? – domandò il povero Arlecchino, con un fil di voce che si sentiva appena.
      – La grazia è fatta! – rispose Mangiafoco: poi soggiunse sospirando e tentennando il capo: – Pazienza! Per questa sera mi rassegnerò a mangiare il montone mezzo crudo, ma un’altra volta, guai a chi toccherà!...
      Alla notizia della grazia ottenuta, i burattini corsero tutti sul palcoscenico e, accesi i lumi e i lampadari come in serata di gala, cominciarono a saltare e a ballare. Era l’alba e ballavano sempre.
     
     
      XII
      Il burattinaio Mangiafoco regala cinque monete d’oro a Pinocchio, perché le porti al suo babbo Geppetto: e Pinocchio, invece, si lascia abbindolare dalla Volpe e dal Gatto e se ne va con loro.
     
      Il giorno dipoi Mangiafoco chiamò in disparte Pinocchio e gli domandò:
      – Come si chiama tuo padre?
      – Geppetto.
      – E che mestiere fa?
      – Il povero.
      – Guadagna molto?
      – Guadagna tanto, quanto ci vuole per non aver mai un centesimo in tasca. Si figuri che per comprarmi l’Abbecedario della scuola dové vendere l’unica casacca che aveva addosso: una casacca che, fra toppe e rimendi, era tutta una piaga.
      – Povero diavolo! Mi fa quasi compassione. Ecco qui cinque monete d’oro. Vai subito a portargliele e salutalo tanto da parte mia.


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Pinocchio
di Carlo Collodi
pagine 153

   





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