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      – Mi dispiace, – disse la Civetta, – di dover contraddire il Corvo, mio illustre amico e collega: per me, invece, il burattino è sempre vivo; ma se per disgrazia non fosse vivo, allora sarebbe segno che è morto davvero!
      – E lei non dice nulla? – domandò la Fata al Grillo-parlante.
      – Io dico che il medico prudente quando non sa quello che dice, la miglior cosa che possa fare, è quella di stare zitto. Del resto quel burattino lì non m’è fisonomia nuova: io lo conosco da un pezzo!...
      Pinocchio, che fin allora era stato immobile come un vero pezzo di legno, ebbe una specie di fremito convulso, che fece scuotere tutto il letto.
      – Quel burattino lì, – seguitò a dire il Grillo-parlante, – è una birba matricolata...
      Pinocchio aprì gli occhi e li richiuse subito.
      – È un monellaccio, uno svogliato, un vagabondo. Pinocchio si nascose la faccia sotto i lenzuoli.
      – Quel burattino lì è un figliuolo disubbidiente, che farà morire di crepacuore il suo povero babbo!...
      A questo punto si sentì nella camera un suono soffocato di pianti e di singhiozzi. Figuratevi come rimasero tutti, allorché sollevati un poco i lenzuoli, si accorsero che quello che piangeva e singhiozzava era Pinocchio.
      – Quando il morto piange, è segno che è in via di guarigione, – disse solennemente il Corvo.
      – Mi duole di contraddire il mio illustre amico e collega, – soggiunse la Civetta, – ma per me, quando il morto piange è segno che gli dispiace a morire.
     
     
      XVIIPinocchio mangia lo zucchero, ma non vuol purgarsi: Però quando vede i becchini che vengono a portarlo via, allora si purga.


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Pinocchio
di Carlo Collodi
pagine 153

   





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