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      Spicciatevi, per carità, perché non voglio morire no... non voglio morire...
      E preso il bicchiere con tutt’e due le mani, lo votò in un fiato.
      – Pazienza! – dissero i conigli. – Per questa volta abbiamo fatto il viaggio a ufo.
      E tiratisi di nuovo la piccola bara sulle spalle, uscirono di camera bofonchiando e mormorando fra i denti.
      Fatto sta che di lì a pochi minuti, Pinocchio saltò giù dal letto, bell’e guarito; perché bisogna sapere che i burattini di legno hanno il privilegio di ammalarsi di rado e di guarire prestissimo.
      E la Fata, vedendolo correre e ruzzare per la camera, vispo e allegro come un gallettino di primo canto, gli disse:
      – Dunque la mia medicina t’ha fatto bene davvero?
      – Altro che bene! Mi ha rimesso al mondo!...
      – E allora come mai ti sei fatto tanto pregare a beverla?
      – Egli è che noi ragazzi siamo tutti così! Abbiamo più paura delle medicine che del male.
      – Vergogna! I ragazzi dovrebbero sapere che un buon medicamento preso a tempo può salvarli da una grave malattia e fors’anche dalla morte...
      – Oh! ma un’altra volta non mi farò tanto pregare! Mi rammenterò di quei conigli neri, colla bara sulle spalle... e allora piglierò subito il bicchiere in mano, e giù!...
      – Ora vieni un po’ qui da me e raccontami come andò che ti trovasti fra le mani degli assassini.
      – Gli andò che il burattinaio Mangiafoco mi dette alcune monete d’oro, e mi disse: «To’, portale al tuo babbo!» e io, invece, per la strada trovai una Volpe e un Gatto, due persone molto per bene, che mi dissero: «Vuoi che codeste monete diventino mille e duemila?


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Pinocchio
di Carlo Collodi
pagine 153

   





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