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      – Sapete che cosa farò? – disse Pinocchio. – Il Pesce-cane voglio vederlo per certe mie ragioni... ma anderò a vederlo dopo la scuola.
      – Povero giucco! – ribatté uno del branco. – Che credi che un pesce di quella grossezza voglia star lì a fare il comodo tuo? Appena s’è annoiato, piglia il dirizzone per un’altra parte, e allora chi s’è visto s’è visto.
      – Quanto tempo ci vuole di qui alla spiaggia? – domandò il burattino.
      – Fra un’ora, siamo bell’e andati e tornati.
      – Dunque, via! e chi più corre, è più bravo! – gridò Pinocchio.
      Dato così il segnale della partenza, quel branco di monelli, coi loro libri e i loro quaderni sotto il braccio, si messero a correre attraverso ai campi; e Pinocchio era sempre avanti a tutti: pareva che avesse le ali ai piedi.
      Di tanto in tanto, voltandosi indietro, canzonava i suoi compagni rimasti a una bella distanza, e nel vederli, ansanti, trafelati, polverosi e con tanto di lingua fuori, se la rideva proprio di cuore. Lo sciagurato in quel momento non sapeva a quali paure e a quali orribili disgrazie andava incontro!...
     
     
      XXVII
      Gran combattimento fra Pinocchio e i suoi compagni: uno de’ quali essendo rimasto ferito, Pinocchio viene arrestato dai carabinieri.
     
      Giunto che fu sulla spiaggia, Pinocchio dette subito una grande occhiata sul mare; ma non vide nessun Pesce-cane.
      Il mare era tutto liscio come un gran cristallo da specchio.
      – O il Pesce-cane dov’è? – domandò, voltandosi ai compagni.
      – Sarà andato a far colazione, – rispose uno di loro, ridendo.
      – O si sarà buttato sul letto per far un sonnellino, – soggiunse un altro, ridendo più forte che mai.


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Pinocchio
di Carlo Collodi
pagine 153

   





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