Pagina (102/153)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      E vestito leggerino a quel modo, si avviò verso il paese.
      Ma, lungo la strada, non si sentiva punto tranquillo; tant’è vero che faceva un passo avanti e uno indietro e, discorrendo da se solo, andava dicendo:
      – Come farò a presentarmi alla mia buona Fatina? Che dirà quando mi vedrà?... Vorrà perdonarmi questa seconda birichinata?... Scommetto che non me la perdona!... Oh! Non me la perdona di certo... E mi sta il dovere: perché io sono un monello che prometto sempre di correggermi, e non mantengo mai!...
      Arrivò al paese che era già notte buia, e perché faceva tempaccio e l’acqua veniva giù a catinelle, andò diritto diritto alla casa della Fata coll’animo risoluto di bussare alla porta e di farsi aprire.
      Ma, quando fu lì, sentì mancarsi il coraggio, e invece di bussare si allontanò, correndo, una ventina di passi. Si avvicinò una seconda volta alla porta, e non concluse nulla: si avvicinò una terza volta, e nulla: la quarta volta prese, tremando, il battente di ferro in mano, e bussò un piccolo colpettino.
      Aspetta, aspetta, finalmente dopo mezz’ora si aprì una finestra dell’ultimo piano (la casa era di quattro piani) e Pinocchio vide affacciarsi una grossa Lumaca, che aveva un lumicino acceso sul capo, la quale disse:
      – Chi è a quest’ora?
      – La Fata è in casa? – domandò il burattino.
      – La Fata dorme e non vuol essere svegliata: ma tu chi sei?
      – Sono io!
      – Chi io?
      – Pinocchio.
      – Chi Pinocchio?
      – Il burattino, quello che sta in casa colla Fata.
      – Ah! ho capito, – disse la Lumaca. – Aspettami costì, che ora scendo giù e ti apro subito.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Pinocchio
di Carlo Collodi
pagine 153

   





Fatina Fata Pinocchio Lumaca Fata Fata Pinocchio Fata Lumaca Aspettami