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      Quando si riebbe, si trovò disteso sopra un sofà, e la Fata era accanto a lui.
      – Anche per questa volta ti perdono, – gli disse la Fata, – ma guai a te se me ne fai un’altra delle tue!...
      Pinocchio promise e giurò che avrebbe studiato, e che si sarebbe condotto sempre bene. E mantenne la parola per tutto il resto dell’anno. Difatti, agli esami delle vacanze, ebbe l’onore di essere il più bravo della scuola; e i suoi portamenti, in generale, furono giudicati così lodevoli e soddisfacenti, che la Fata, tutta contenta, gli disse:
      – Domani finalmente il tuo desiderio sarà appagato!
      – Cioè?
      – Domani finirai di essere un burattino di legno, e diventerai un ragazzo perbene.
      Chi non ha veduto la gioia di Pinocchio, a questa notizia tanto sospirata, non potrà mai figurarsela. Tutti i suoi amici e compagni di scuola dovevano essere invitati per il giorno dopo a una gran colazione in casa della Fata, per festeggiare insieme il grande avvenimento: e la Fata aveva fatto preparare dugento tazze di caffè-e-latte e quattrocento panini imburrati di sotto e di sopra. Quella giornata prometteva d’essere molto bella e molto allegra, ma...
      Disgraziatamente, nella vita dei burattini c’è sempre un ma, che sciupa ogni cosa.
     
     
      XXX
      Pinocchio, invece di diventare un ragazzo, parte di nascosto col suo amico Lucignolo per il Paese dei Balocchi.
     
      Com’è naturale, Pinocchio chiese subito alla Fata il permesso di andare in giro per la città a fare gli inviti: e la Fata gli disse:
      – Vai pure a invitare i tuoi compagni per la colazione di domani: ma ricordati di tornare a casa prima che faccia notte.


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Pinocchio
di Carlo Collodi
pagine 153

   





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