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      La sera poi si va a letto, e la mattina dopo si ricomincia daccapo. Che te ne pare?
      – Uhm!... – fece Pinocchio: e tentennò leggermente il capo, come dire: «È una vita che farei volentieri anch’io!».
      – Dunque, vuoi partire con me? Sì o no? Risolviti.
      – No, no, no e poi no. Oramai ho promesso alla mia buona Fata di diventare un ragazzo perbene, e voglio mantenere la promessa. Anzi, siccome vedo che il sole va sotto, così ti lascio subito e scappo via. Dunque addio e buon viaggio.
      – Dove corri con tanta furia?
      – A casa. La mia buona Fata vuole che ritorni prima di notte.
      – Aspetta altri due minuti.
      – Faccio troppo tardi.
      – Due minuti soli.
      – E se poi la Fata mi grida?
      – Lasciala gridare. Quando avrà gridato ben bene, si cheterà, – disse quella birba di Lucignolo.
      – E come fai? Parti solo o in compagnia?
      – Solo? Saremo più di cento ragazzi.
      – E il viaggio lo fate a piedi?
      – A mezzanotte passerà di qui il carro che ci deve prendere e condurre fin dentro ai confini di quel fortunatissimo paese.
      – Che cosa pagherei che ora fosse mezzanotte!...
      – Perché?
      – Per vedervi partire tutti insieme.
      – Rimani qui un altro poco e ci vedrai.
      – No, no: voglio ritornare a casa.
      – Aspetta altri due minuti.
      – Ho indugiato anche troppo. La Fata starà in pensiero per me.
      – Povera Fata! Che ha paura forse che ti mangino i pipistrelli?
      – Ma dunque, – soggiunse Pinocchio, – tu sei veramente sicuro che in quel paese non ci sono punte scuole?...
      – Neanche l’ombra.
      – E nemmeno maestri?...
      – Nemmen’uno.
      – E non c’è mai l’obbligo di studiare?


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Pinocchio
di Carlo Collodi
pagine 153

   





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