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      Poi uscì: e si dette a cercar Lucignolo dappertutto. Lo cercò nelle strade, nelle piazze, nei teatrini, in ogni luogo: ma non lo trovò. Ne chiese notizia a quanti incontrò per la via, ma nessuno l’aveva veduto.
      Allora andò a cercarlo a casa: e arrivato alla porta bussò.
      – Chi è? – domandò Lucignolo di dentro.
      – Sono io! – rispose il burattino.
      – Aspetta un poco, e ti aprirò.
      Dopo mezz’ora la porta si aprì: e figuratevi come restò Pinocchio quando, entrando nella stanza, vide il suo amico Lucignolo con un gran berretto di cotone in testa, che gli scendeva fin sotto il naso.
      Alla vista di quel berretto, Pinocchio sentì quasi consolarsi e pensò subito dentro di sé:
      «Che l’amico sia malato della mia medesima malattia? Che abbia anche lui la febbre del ciuchino?...»
      E facendo finta di non essersi accorto di nulla, gli domandò sorridendo:
      – Come stai, mio caro Lucignolo?
      – Benissimo: come un topo in una forma di cacio parmigiano.
      – Lo dici proprio sul serio?
      – E perché dovrei dirti una bugia?
      – Scusami, amico: e allora perché tieni in capo codesto berretto di cotone che ti cuopre tutti gli orecchi?
      – Me l’ha ordinato il medico, perché mi sono fatto male a questo ginocchio. E tu, caro burattino, perché porti codesto berretto di cotone ingozzato fin sotto il naso?
      – Me l’ha ordinato il medico, perché mi sono sbucciato un piede.
      – Oh! povero Pinocchio!...
      – Oh! povero Lucignolo!...
      A queste parole tenne dietro un lunghissimo silenzio, durante il quale i due amici non fecero altro che guardarsi fra loro in atto di canzonatura.


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Pinocchio
di Carlo Collodi
pagine 153

   





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