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      Si rassegnino a lasciar le salse nel piatto, malgrado le tentazioni della gola, che vorrebbe asciuttarlo col pane come se l'avesse leccato il gatto.
      A questo modo pranzeranno bene, figureranno bene e non faranno indigestioni vergognose. Non c'è cosa più umiliante che il dover scontare ogni pranzo con un citrato di magnesia, come fanno, purtroppo, parecchi signorini di mia conoscenza, i quali nutrono una tale tenerezza pel loro piccolo stomaco, da non sapergli rifiutar nulla, anche quando i suoi desideri sono smodati.
     
     
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      Altre volte un ragazzo, levandosi da tavola si metteva a farne il giro domandando a ciascun commensale se avesse pranzato bene.
      Era imbarazzante pei ragazzi il rivolgere pei primi la parola a persone che conoscevano poco, o non conoscevano affatto.
      Ed era seccante per ogni individuo interpellato, che si trovava nella necessità d'inventare un complimento nuovo ad ogni bambino che veniva, e differente da tutti quelli detti dagli altri commensali.
      Supposto sei ragazzi che facessero a dodici convitati la stessa domanda invariabile: "ha pranzato bene?" le dodici immaginazioni dei convitati dovevano fornire la bellezza di 72 (dico settantadue) risposte variate sull'unico tema: Sì, ho pranzato, benissimo. Perchè, naturalmente, una persona educata non può pranzare in casa d'altri senza il superlativo assoluto.
      Se poi gli invitati non erano gente molto immaginosa, si correva il rischio di udire
     
      72 Ha pranzato bene?
      + 72 Benissimo, grazie; e tu?


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La gente per bene
di Marchesa Colombi
Editore Galli
1893 pagine 196

   





Benissimo