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      Riverita, signora maestra!
      E si va in fretta a far quel saluto, e si grida tutte in coro, qualche volta tra piccoli scoppii di risa soffocate, e poi, via correndo, come se si dicesseLà! anche questa è fatta.
     
      J'étais enfant; j'étais petit; j'étais cruel;
      Tout homme sur la terre, où l'âme erre asservie,
      Peut commencer ainsi le récit de sa vie.
     
      Così dice quel grande de' grandi che è Victor Hugo. E dice il vero. Se sapessero i ragazzi quanto sono crudeli verso quel maestro dal quale fuggono così, senza una parola affettuosa!
      Quel maestro vive per loro. Oh! se si voltassero indietro a vedere com'è triste, quell'essere solo in una scuola deserta!
      Il saluto al maestro deve essere fatto con calma, accostandosi alla cattedra. Non si deve però sporgere la mano, nè domandare un bacio. Una scuola si compone di trenta o quaranta scolari, spesso di più; sarebbe indiscrezione e da stupido imporre ad una persona quaranta strette di mano o quaranta baci.
      Nulla è più villano che il mettere in caricatura i propri maestri, anche quando non se ne possono avvedere.
      Io aveva questa pessima abitudine. Quando mi riusciva d'impadronirmi della cuffia e della tabacchiera d'una vecchia maestra di disciplina, e d'imitarne il portamento ed i modi, le mie compagne si divertivano straordinariamente. E che applausi! Che ammirazioni! Io credeva di fare qualche cosa di molto spiritoso, ed una volta non seppi resistere al desiderio di mettere a parte la mia famiglia di quel mio talento peregrino, e dei miei trionfi.
      Ebbene, di che cosa ridete? domandò la mamma.


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La gente per bene
di Marchesa Colombi
Editore Galli
1893 pagine 196

   





Victor Hugo