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      Ad una persona che vediamo trascurata e dimessa, finiamo per attribuire una specie d'inferiorità; ed al confronto delle altre, la trattiamo con quella stessa noncuranza con cui si tratta lei stessa.
      Vi sono molte signore che, come hanno abbigliature di casa ed abbigliature per uscire, hanno pure un tono di voce, delle maniere, ed un'educazione di casa; ed altre di gala. E, pur troppo, quelle di casa sono rozze ed elementari come una vera tenuta di fatica.
      Vuoi bere? domanda il marito a tavola.
      Sì. No. Oppure porge il bicchiere in silenzio.
      Dio! quanto mi dà sui nervi questo tintinnìo della forchetta sul piatto!
      Oh che noioso! risponde la signora, la quale avrebbe ai suoi ordini tutto un frasario di scuse, se, invece che a suo marito, avesse urtato i nervi ad un primo venuto qualunque.
      E sorbisce la minestra con un rumore da tromba aspirante. E, dimenticando completamente la regola severa del collegio, di masticar sempre a bocca chiusa, lascia sonare quei mcia mcia pastosi che rivoltano lo stomaco a chiunque ha la disgrazia di mangiare con lei. Se avrà invitati, o se andrà a pranzo fuori non lo farà; ma in famiglia! Alla famiglia s'ha diritto di rivoltar le budella, pur di fare i propri comodi.
      Sono queste signore che hanno inventata la frase volgare: "In famiglia non si fanno complimenti."
      Perchè non se n'hanno a fare? Non è in famiglia che si deve amare più e meglio, che fra semplici conoscenti?
      Ed i complimenti non sono espressioni di sentimenti gentili ed affettuosi?
      Eppure quelle stesse signore non rifiniscono di curare la propria camera, di ammonticchiar materassa sul loro letto, e dicono:


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La gente per bene
di Marchesa Colombi
Editore Galli
1893 pagine 196