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      Se una signora riceve un invito a pranzo, risponde subito ringraziando e dicendo se accetta. O, se deve rifiutare, adduce una scusa plausibile, senza por tempo in mezzo, affinchè si possa, volendo offrire il suo posto in tempo ad un'altra persona. E, sia che abbia accettato o no, dovrà entro otto giorni fare una visita alla signora che l'ha invitata.
      Regolerà la sua abbigliatura da pranzo sulla forma dell'invito. Se è stampato, si metterà in abito di gala. Se è manoscritto, un po' meno.
      Giungerà all'ora indicata, nè prima nè dopo: e piuttosto prima che dopo. Il quarto legale è una concessione di chi invita, ma l'invitato non deve farsene un diritto.
      Gli antichi Romani non pagavano i servitori. E quando davano un pranzo li facevano schierare ai due lati della porta, affinchè i commensali, uscendo, porgessero man mano a ciascuno una mancia. Era un onore non indifferente. È vero però che ne era compensato da un uso strambo, il quale dava diritto a ciascun invitato di togliere tre pietanze dalla mensa e mandarle in dono ai propri amici. Supposto che s'avessero dieci commensali, si dovevano preparare trenta pietanze di troppo affinchè si potessero togliere, senza che il pranzo ne patisse.
      Noi non usiamo portar via nulla dalla casa che ci ospita.
      Ma non affettiamo neppure, con una mancia ai servitori, di volerci sdebitare del pranzo ricevuto. Sarebbe un'impertinenza.
      Per dare la mancia alla servitù d'una casa che non è la nostra, bisogna averci passato almeno una notte.


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La gente per bene
di Marchesa Colombi
Editore Galli
1893 pagine 196

   





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