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      Se qualche cosa gli dà noia, piange. Se è di buon umore, si mette a galloriare rumorosamente, senza curarsi d'interrompere i discorsi; anzi, più la conversazione è animata più grida anche lui.
      Per me, tutte queste sono delizie, e non pranzo mai tanto bene, come quando vedo la tavola contornata di testine bionde. Ma pare che sia una manìa speciale a me sola, o a ben pochi.
      La generalità trova che i bambini disturbano, e la convenienza vuole che non si mettano a tavola se non si è in famiglia o nella massima confidenza; e così sia! Si fanno però entrare alle frutta.
     
     
     *

      * *
     
      Ho la disgrazia di conoscere una signora che ha sette figli. La maggiore è una bimba di tredici anni; il più piccino è un baby di tre anni e mezzo. La natura ha data a tutta quella cara marmaglia una memoria straordinaria, per la massima afflizione degli amici di casa.
      Si esce col proposito di fare almeno quattro visite. Ma è sabato. La signora Feconda riceve. Si sale prima da lei. Dopo un quarto d'ora si vorrebbe congedarsi.
      No; aspetti un momento. Le faccio vedere Lotto (Carlo, Carlotto, Lotto) e Vevè (Vincenzo, derivazione inesplicabile) che non sono a scuola.
      I due signorini entrano invariabilmente col naso sporco.
      Salutate la signora. Come si dice? Buongiorno, ma non basta, Cosa si fa? Si dà un bacio alla signora.
      La signora esita un momento. La mamma se ne accorge.
      Oh ma che naso avete! e colla sua pezzuola fa la pulizia di tutti i piccoli nasi, e non transige sul bacio.
      Ed ora fatele sentire una poesia.


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La gente per bene
di Marchesa Colombi
Editore Galli
1893 pagine 196

   





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