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      Chi ha sofferto per le debolezze peggiori dell'umanità, che si chiamano invidia, odio, calunnia, menzogna, che inducono ad atti ignobili e perfidi, si sente il cuore pieno d'indulgenza pei peccati veniali delle povere donne, che, senza far male a nessuno, vorrebbero galvanizzare la bellezza e la gioventù: le due fonti di ogni umana gioia!
      Ma senza arrogarmi il diritto di giudicarle, cito qui, per adempiere al compito assunto, le regole che i galatei stabiliscono per le signore che hanno varcata la sessantina.
      Una signora vecchia dovrebbe avere il coraggio di confessarsi vecchia, di parlare, di agire come tale.
      Le mode non sono fatte pei capelli bianchi. Non è necessario che una vecchia si vesta come un figurino antico; no, ma non deve vestire come nessun figurino. Abiti scuri, lisci, per uscire; abiti neri o bianchi lunghissimi per casa. Nulla s'adatta meglio alla vecchiaia che la maestà dello strascico, ed il bianco non disdice a nessuna età. Le bizzarrie di rigonfi, di groppe, di cerchi, di toupé, che appaiono tratto tratto nelle nostre mode, le esagerazioni d'ogni maniera, sono sempre ridicole per una vecchia: la moda non la giustifica di portarle. L'unica moda delle vecchie, sempre uguale, sempre bella è la dignità.
      Una cuffietta quand'è in casa. Mantelletto ampio o scialle per uscire, e cappello serio. Un cappello di dimensioni giuste, che calzi, che copra gli orecchi.
      Vogliono crederlo a me, che ho più d'un secolo d'osservazione, e che amo e venero la vecchiaia? Ebbene, vestite così sembrano avere dieci anni di meno; e vestite alla moda, grazie al penoso contrasto tra la novità del vestire e l'antichità della persona, acquistano dieci anni di più.


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La gente per bene
di Marchesa Colombi
Editore Galli
1893 pagine 196