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      ». E sotto: «Gloria eterna!»
      Giovanni dopo quelle strane letture domandò all'imputato: «Siete socialista?». Egli non capì e non rispose.
      «Non vi piace come va il mondo» tornò a dire l'avvocato, «e vorreste cambiarlo?»
      Il vecchio prese con violenza la brocca dell'acqua che aveva accanto, e la capovolse furiosamente, senza curarsi dell'acqua che allagò il pavimento.
      «Vorreste capovolgerlo?» insistè Giovanni.
      «Eh!» sospirò il vecchio. Poi si strinse alto nelle spalle, e sospirò più forte: «Omai, a cosa servirebbe?».
      «Ma c'è un ricco che v'ha fatto qualche torto?» interrogò l'avvocato.
      L'imputato si rizzò sdegnato, quasi minaccioso, e gridò: «A me nessuno ha fatto torto, capisce? Sono povero, ma onorato. Ho ammazzato. Ebbene? Ma sul mio nome non c'è nulla da dire».
      Giovanni non ci raccapezzava nulla, perché l'uomo ucciso dall'acquavitaio era un povero servitore.
      Questi era entrato per bere nella bottega, ed il vecchio, al vederlo, senza precedenti di parole, gli si era avventato contro, urlando: «Ah, ladro, svergognato, servo dei ricchi, te la do io, ora, te la do!»
      E, con un coltellaccio che aveva afferrato sul banco, gli aveva squarciata la gola.
      C'erano cinque testimoni che s'erano trovati nella bottega, e narravano il fatto, che l'imputato non pensava affatto a smentire.
      Giovanni, preso alle strette, non poté scoprire nulla a favore dell'assassino. Ma domandò una perizia medica. L'idea fissa di quell'uomo era l'odio dei signori; poteva essere una mania, o un vecchio rancore. Nel primo caso, i medici gli avrebbero fatto giustizia; nel secondo l'avvocato avrebbe potuto arrivare ad indovinare il suo segreto, e forse a salvarlo.


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Il tramonto d'un ideale
di Marchesa Colombi
pagine 171

   





Giovanni