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      Un giorno, un unico giorno indimenticabile, le vidi capitare a casa nostra in un'ora insolita, mentre era chiaro, e si sarebbe potuto lavorare. La signora Caterina era pių rossa, pių violacea del solito; la signora Rosa era pių gialla, ed ansimava di pių. Entrarono nello studio del mio padrigno, e chiusero l'uscio.
      S'udė un parlare concitato, poi dei singhiozzi; poi l'uscio si aperse e la signora Rosa uscė per la prima col viso inondato di lagrime; ma neppur il pianto convulso aveva potuto arrossare la sua faccina anemica; era giallina come al solito; soltanto gli occhi natavano nelle lagrime e la faccia era lucida. La signora Caterina si soffiava il naso, e diceva, facendo l'indifferente: "C'č una nebbia quest'oggi che la si taglierebbe col coltello". Mio padrigno aveva la parrucca di sghembo coll'incavo d'un orecchio in mezzo alla fronte; segno di gran turbamento di spirito. Uscė subito colle zitellone.
      Il banchiere, amico e lontano parente, pressa il quale erano collocate le seimila lire famose delle povere donne, era fallito.
      Per pių d'un mese non udii parlar d'altro che di fallimento, di sindaci di fallimento, tanto per cento, ecc. ecc. Non credevo di veder pių la fine di quel discorso; e mi faceva una gran pena. La signora Rosa non era pių giallina, ma color d'arancio, e non mangiava pių. La signora Caterina, malgrado la diminuzione della rendita, faceva delle spese stravaganti per preparare dei piattini alla sorella. Comperava del cervello di capretto; un giorno mise persino al fuoco una delle casseruole relegate sotto i fornelli.


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Senz'amore
di Marchesa Colombi
Editore Alfredo Brignola
1883 pagine 181

   





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