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      La signora Rosa sorrideva d'un sorriso mesto, e contemplava con ammirazione la sua sorella burbera e buona, che non se ne avvedeva perchè non poteva voltare il capo.
     
      Ci fu un grande andirivieni in tribunale; e poi una mattina le due donne vennero da noi, portando qualche cosa nel grembiule. La signora Rosa aveva sempre quel sorriso desolato; ma la signora Caterina era raggiante di gioia. Nel grembiule aveva tremila lire; il cinquanta per cento ottenuto dal sindaco del fallimento sul loro capitale. Quel capitale lei non lo aveva mai veduto, era come nominale. Invece le tremila lire le sentiva, vedeva luccicare i marenghi nel suo grembiule; alla sua corta intelligenza riesciva impossibile di comprendere che aveva fatta una perdita, mentre aveva tutto quel denaro che le tintinniva in grembo; le pareva d'essere arricchita, e rideva del suo riso muto e gongolante, dicendo alla sorella:
      - Via! Ti posso dare molti fritti di cervello, con tutto questo.
      Mio padrigno trovò modo d'impiegare quelle tremila lire al sei per cento. Ma tuttavia v'erano sempre centoventi lire all'anno di meno: il prezzo della pigione. Senz'allontanarsi dalla piazza le povere donne mutarono alloggio e presero una camera sola. Poi ripigliarono la solita vita lavorando ancora di più, mangiando ancora meno, facendo durare più a lungo le cuffie della signora Rosa, i vestiti, le scarpe; ma serbandosi sempre pulite, e nei giorni di festa portando sempre il vestito di seta nera.
      Mio padrigno morì; la nostra famiglia si disperse.


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Senz'amore
di Marchesa Colombi
Editore Alfredo Brignola
1883 pagine 181

   





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