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      Egli conosceva i rapporti di parentela che univano le due famiglie, e le cause che le avevano disunite.
      Aveva poco più di dodici anni, ma era un fanciullo riflessivo, e la sua intelligenza si era sviluppata presto, grazie alla vita avventurosa che gli era toccata. Aveva veduto da piccino il babbo e la mamma godersela in continui spassi, poi piangere e smaniare perchè avevano speso troppo. Poi, a cinque anni, era stato trasportato a Genova, e di là sopra un bastimento; e, durante il lungo tragitto, aveva udito suo padre parlare con esaltazione del dono generoso del fratello, e dei disegni di speculazioni che faceva lui per far fruttare quel danaro, il quale doveva essere la sua salvezza e la sua fortuna.
      Poi, laggiù in America, erano tornati i mali giorni, i debiti, i guai, e si erano scritte lettere al fratello di Santhià sperando da lui altri soccorsi. E per quanto, vedendo che le sue lettere rimanevano senza risposta ed i soccorsi non giungevano, il signor Teodoro, dimentico del beneficio ricevuto, accusasse il fratello di avarizia e di non aver cuore, Vicenzino si ricordava quanto aveva udito prima, ed il sacrificio che lo zio aveva fatto per loro, e capiva dov'era la ragione e dove il torto. In America avevano cominciato dallo stringere molte relazioni nella colonia europea; dal dar pranzi e serate, dal fare i gran signori. Il signor Teodoro diceva che questo acquistava credito; e così le ventimila lire erano sfumate, e dietro quelle erano sfumati anche i nuovi amici. E quando Vicenzino aveva veduto la sua casa nella miseria, e più tardi la mamma, che non era più elegante nè bella, deperire ogni giorno senza nessuno che l'assistesse, aveva pensato spesso a quei parenti di Santhià che non aveva mai veduti, ma che dovevano esser buoni perchè avevano dato tutto il loro avere al suo babbo in un giorno di sventura.


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Senz'amore
di Marchesa Colombi
Editore Alfredo Brignola
1883 pagine 181

   





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