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      Lungo l'inverno Vincenzo pensava: "Avrò tempo a studiare questa primavera, quando le giornate saranno più lunghe..." Ma nella primavera la campagna era bella, ed era un piacere andare in giro. Per studiare c'era tempo gli ultimi mesi...
      Un giorno il signor Dogliani gli disse:
      - Se quest'anno non passi gli esami, debbo toglierti la sottana, e si perde il benefizio, che omai è la nostra sola ricchezza. Queste sono le consolazioni che mi dai.
      E c'era una tale sfiducia e tanta amarezza in quelle parole, che Vincenzo se ne sentiva annientato; lui che aveva creduto di poter essere il sostegno della famiglia. Avrebbe dato Dio sa che cosa per poter tornare indietro al principio dell'anno, e incominciare l'annata in tutt'altro modo, studiando un poco ogni giorno...
      Venne il termine dell'anno scolastico; tutti gli altri esami andarono così così, tanto da passar la classe. Ma quando Vincenzo si trovò alle prese colla traduzione latina si sentì perduto. Vide svanire la sua veste da prete, si vide con vergogna ridivenuto un semplice fanciullo come gli altri, in pantaloni e giubba, senza la menoma speranza di piviale e mitra d'oro.
      Ed il babbo, che era tanto afflitto pel benefizio perduto! Quel benefizio di certo era una ricchezza, Vincenzo non aveva idea di quanto fruttasse; ma gli pareva qualche cosa come le ventimila lire portate via dallo zio d'America. Dacchè era al mondo aveva sempre udito parlare di quel benefizio. Molte volte gli era venuto all'orecchio questo discorso, che l'aveva fatto palpitare d'orgoglio: "Se le ragazze non troveranno marito perchè non hanno dote, avranno sempre il fratello prete, e non mancheranno di nulla". Gli era sembrato d'esserci già, grande e maestoso, nella sua bella casa parrocchiale, e di atteggiarsi da sovrano magnifico e generoso, raccogliendo le sorelle sotto la sua protezione: "Venite qui tutte.


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Senz'amore
di Marchesa Colombi
Editore Alfredo Brignola
1883 pagine 181

   





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