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      Io provvedo". Ed invece, là, nella sala degli esami, doveva convincersi che egli non sarebbe mai il fratello prete, dacchè non potrebbe entrare in seminario; che non potrebbe mai far nulla pel babbo e per le sorelle, e che sarebbe sempre considerato nullo come lo era stato fin allora.
      Mentre questi pensieri passavano l'un dietro l'altro, lenti e neri come un funerale, nella mente di Vincenzo, il tempo concesso al cómpito latino scorreva, e sulla pagina bianca non c'erano che delle lagrime che gonfiavano in vari punti il foglio. Man mano che uno scolaro piegava il lavoro, lo consegnava all'assistente e se ne andava, Vincenzo si sentiva più scoraggiato, come se le sue insegne ecclesiastiche fossero uscite dall'uscio ad una ad una dietro quei ragazzi. Pensava:
      - Ecco, quando saranno andati via tutti, e resterò qui solo, dovrò dire che non lo so fare il cómpito, ed allora, addio benefizio. Dovrò tornare a casa con questa nuova.
      S'era già fatto un gran vuoto intorno a lui. Non c'erano più in classe che sei o sette scolari di poca vaglia, assai lontani l'uno dall'altro. Ora che la vigilanza dell'assistente cominciava a stancarsi e sarebbe stato più facile eluderla, Vincenzo non poteva più domandare aiuto a nessuno, perchè i suoi vicini erano tutti usciti, ed era solo nel banco.
      Stava col gomito sinistro sul banco ed il capo appoggiato alla mano, mentre colla destra teneva la penna sulla carta nell'atto di scrivere; ma non scriveva. Aveva gli occhi fissi in terra tra il sedile ed il banco, e piangeva in silenzio.


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Senz'amore
di Marchesa Colombi
Editore Alfredo Brignola
1883 pagine 181

   





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