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      Come dunque Fulvia avrebbe potuto credere che un giovane che non la corteggiava, nè faceva l'innamorato, cadesse in simili ragazzate? Io però ero spesso indispettito di quella sua mancanza di penetrazione, e pensavo: "Com'è sciocca! non sa indovinarmi." Ma altre volte il suo imbarazzo e le sue tacite paure mi divertivano assai.
     
     
     
      XII.
     
      Un uomo costretto a sciupare man mano il suo patrimonio, prevede che giunto in fondo rimarrà denudato e povero, e la vita gli sarà penosa. E però va vendendo alla spicciolata i piccoli capitali, e le cedolette, e le gioie di famiglia, e lascia per ultimo il fondo più vasto che forma la base delle sue sostanze; e su quello mette ipoteche sopra ipoteche, prima di decidersi a venderlo, perchè pensa che dopo quello non avrà più nulla....
      Così è di me, lettori. Sto liquidando l'aureo capitale delle memorie, e mi appiglio ai piccoli fatti, ai particolari, alle sensazioni mute; e tremo di por mano al grande avvenimento che forma la base del mio romanzo, delle mie gioie, perchè sento che con quello avrò esaurito il tesoro delle dolci ricordanze; mi resterà il dolore, la prosa.... poi l'isolamento, la miseria del cuore.
      Ma anch'io ho tanto preso a prestito sul quel mio capitale, che omai i lettori potrebbero rapirmene il segreto mettendone insieme le bricciole sparse. Tanto vale adunque ch'io prenda il mio coraggio a due mani e dia dentro a grandi colpi di penna a distruggere quei poveri e cari avanzi della mia fortuna passata.
     
     
     
      XIII.
     
      Era la sera d'una domenica. Fulvia non doveva cantare, ed era rimasta in casa.


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Tempesta e bonaccia. Romanzo senza eroi
di Marchesa Colombi
G. Brignola Editore
1877 pagine 172

   





Fulvia