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      In quel momento il mio cuore prese a battere con tal violenza, che me ne echeggiavano i sussulti alla gola ed alle tempia. Premevo il braccio di Fulvia con sė vivo trasporto, che certo ella dovette sentire i miei palpiti. E la mia mano continuava a premere la sua.
      Oh! tutta la mia vita per un'ora come quella! Le nostre persone aderivano, e le mani erano congiunte, e la mia testa sovrastava alla sua, ed il mio alito cadeva sui suoi capelli. Ella non mi guardava ed io non guardavo lei. Tutti e due avevamo gli occhi intenti gių nella via, dove non vedevamo nulla. Dicevamo cose insensate cogli altri amici, e si faceva un gran ridere.
      Ma Fulvia ed io ridevamo non di allegria, di gioia; perchč omai una fase nuova era cominciata per noi; perchč sentivamo d'amarci e d'esserci rivelato a vicenda il nostro amore. Le nostre mani si stringevano con passione, si isolavano dalla conversazione, parlavano tra loro, si davano del tu. Quella di Fulvia diceva:
      - Non pių misteri fra noi, nč peritanze; io so che mi ami, e ti amo.
      E la mia rispondeva:
      - Sė, cara; ti amo con tutta l'anima, e sono felice.
      Ed oasi inebrianti mi balenavano allo sguardo, e mi pareva ad ogni istante che gli altri due dovessero scomparire, e noi rimanere soli; soli in faccia l'uno all'altra; e guardarci finalmente, e cercarci negli occhi e sulle labbra tutto quanto ci eravamo detti colle strette delle nostre mani, e dirci: Č vero.
      Poi m'indispettivo che i miei amici si frapponessero tra me e lei; tra noi ed il nostro amore. Eravamo sempre appoggiati al balcone.


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Tempesta e bonaccia. Romanzo senza eroi
di Marchesa Colombi
G. Brignola Editore
1877 pagine 172

   





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