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      .. Oh, le artiste! Chi può mai dire se un'artista è una donna come un'altra? Chi sa? Forse è un'avventuriera; forse ha già avuto dieci amanti... Ed io me ne stavo innamorando! Eh via! Fu un'aberrazione, uno scherzo; ne riderò per un pezzo. E rientrai perchè la commozione mi serrava la gola; se fossi rimasto solo avrei pianto.
     
     
     
      XIV.
     
      I miei amici stavano congedandosi da Fulvia.
      - Domani, ella diceva, non riceverò nessuno sino alle quattro; perchè voglio studiare, e loro mi fanno perdere tutto il mio tempo.
      - Dunque verremo alle quattro, disse Giorgio.
      Io pure le porsi la mano in atto di saluto, e, trattenendo la sua, domandai:
      - Ed io, a che ora debbo venire?
      Comprese ella l'impertinenza di quella domanda, che rilevava a tutti che io mi credeva in diritto di aspirare ad una preferenza? Comprese ella, che agivo con lei, artista, come non avrei mai agito con nessun'altra signora? Comprese che, stupido e vile, la insultavo senza ragione?
      Forse lo comprese, e lo perdonò al mio amore, inasprito dalla presenza altrui, che mi strozzava in gola la suprema parola; o forse il suo animo eletto non sospettò neppure la viltà del mio pensiero, e, sentendosi superiore ad ogni insulto, non pensò che altri l'insultasse. E non interpretò nella mia domanda, che il desiderio di vederla più presto, e la speranza d'essere distinto dagli altri. Ella rispose:
      - Venga alle quattro.
      Ma le sue parole soltanto dicevano così; e la sua voce invece, e la sua mano che premeva la mia, rispondeva:
      - Vedi bene che non posso dirti, presente altri, di venir prima; ma vieni presto, perchè ti amo.


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Tempesta e bonaccia. Romanzo senza eroi
di Marchesa Colombi
G. Brignola Editore
1877 pagine 172

   





Fulvia Giorgio